Frode: vendere uno spazio fittizio

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Gli spazi artificiali sono spazi pubblicitari fantasma che mirano ad “ingannare” gli Ad-Servers facendo credere loro che la pubblicità sia visualizzata correttamente, come su un sito “virtuoso”, mentre o non viene diffusa o viene diffusa in modo tale da diventare inefficace, o ancora viene diffusa ai robot. In breve, si tratta di modalità tecniche che deviano le pubblicità dal suo ruolo informativo mantenendo solo la generazione di entrate a favore del solo truffatore.

Possiamo individuare 6 categorie di spazi fittizi:

1. Il pixel stuffing

Il truffatore riduce gli annunci pubblicitari a un singolo pixel (dimensione 1 × 1 – di fatto invisibile) che chiama l’Ad-Server senza visualizzare l’annuncio corrispondente. Tutte le funzioni associate all’Ad Server rimangono attive: viene conteggiata un’impression, viene inserito un cookie, ma l’utente in realtà non ha visto nulla. Questa tecnica consente di visualizzare dozzine di annunci pubblicitari su una singola pagina generando grandi volumi di impression anche su un sito a basso traffico.

2. L’ad-stacking

Il truffatore impila, su un singolo spazio pubblicitario, gli annunci uno sopra l’altro, una sorta di millefoglie digitale. Ogni Ad Server coinvolto ritiene che gli annunci pubblicitari vengano visualizzati e fattura agli inserzionisti per questa trasmissione, l’inserimento dei cookie viene eseguito ancorché solo il banner in primo piano sia realmente visibile dall’utente. Come nella categoria precedente, è possibile visualizzare più annunci contemporaneamente assicurandosi le entrate utilizzando un minimo spazio. L’utente vedrà in realtà solo l’annuncio in primo piano.

3. I siti fantasma

Esistono siti fantasma che sembrano siti legittimi ma in realtà sono pieni di pubblicità e visitati quasi esclusivamente da robot. Il proprietario del sito – il botmaster – si registra come un emittente legittimo presso reti di affiliazione o SSP, supera le fasi di controllo di questi fornitori, perché il sito esiste davvero e sembra attivo, anche se il contenuto viene spesso copiato da blog o enciclopedie come Wikipedia. Una volta qualificato come emittente, il sito mostrerà annunci pubblicitari di diversi fornitori, ma questi non saranno visti da essere umani ma piuttosto dai robot.

4. L’auto-refresh

Questo metodo consiste nell’aggiornamento automatico di uno stesso spazio pubblicitario con un annuncio diverso ogni volta che viene aggiornato. Gli annunci sono quindi tutti visibili all’utente, ma per un tempo molto breve.

5. I malware sul mobile (mobile device hijacking)

Le app, già approvate dagli appstore, vengono eseguite in background, mostrano annunci e vengono eseguiti dei clic, anche se l’applicazione è chiusa o non è mai stata aperta! Possono funzionare quando il dispositivo si avvia, quando va in modalità sospensione, quando si attiva il blocca schermo, ecc. Gli annunci non sono visibili all’utente, ma i falsi clic e impression generati da queste applicazioni possono raggiungere numeri importanti. Pare che queste app siano in grado di stabilire fino a 1100 connessioni al minuto e comunicare con 320 reti pubblicitarie.

6. Le pubblicità nascoste nelle app mobile

Ci sono casi di impilamento di annunci o frode di banner invisibili sulle app così come su una pagina Web. Questi annunci vengono chiamati direttamente nel codice dell’app senza essere nemmeno visualizzati, non sono visibili all’utente, ma conteggiati poi all’inserzionista.

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